Cannabis: impieghi terapeutici e studio che ne dimostra l’efficacia nella cura delle epilessie

30 Settembre 2020

Dott. Nicola Pietrafusa

Epilessia: definizione e cause

La malattia epilettica o epilessia è una condizione neurologica caratterizzata da ricorrenti manifestazioni dette “crisi epilettiche”. Tali crisi sono il risultato dell’attività eccessiva e anormale dei neuroni (le cellule del cervello) della corteccia cerebrale.  

L’epilessia può avere una causa sia genetica, sia acquisita.  

L’epilessia causata da fattori genetici, che è congenita o dovuta alle condizioni dello sviluppo, si presenta più comunemente nella fascia più giovane della popolazione,  

Tra le cause acquisite si possono includere: gravi traumi cranici, ictus, tumori e danni al cervello in seguito di una precedente infezione. I tumori cerebrali e gli ictus sono riscontrabili più frequentemente nelle persone anziane 

Tra le malattie epilettiche di maggiore interesse ricordiamo la Sindrome di Lennox-Gastaut che è un’encefalopatia epilettica età-dipendente, ad esordio infantile, caratterizzata dalla presenza di crisi polimorfe, farmacoresistenti, associate a deterioramento cognitivo e ad un EEG (elettroencefalogramma) tipico. 

E ricordiamo inoltre la sindrome di Dravet che è una forma di epilessia, associata a disturbi dello sviluppo neurologico, che insorge nel primo anno di vita nei lattanti e si manifesta con crisi convulsive durante la febbre. 

Impieghi terapeutici della Cannabis nelle epilessie

La Cannabis sativa L. è un’antica pianta medicinale da cui vengono estratti oltre 120 cannabinoidi. Negli ultimi venti anni c’è stato un crescente interesse per il potenziale terapeutico dei trattamenti a base di cannabis per disturbi neurologici come l’epilessia o la sclerosi multipla, per quest’ultima in diversi paesi sono stati approvati trattamenti con cannabinoidi per il dolore e la spasticità 

Il cannabidiolo, a differenza del tetra-idro-cannabidiolo, non è una sostanza controllata nell’Unione Europea e negli anni c’è stato un suo crescente uso per i disturbi convulsivi in particolare nei bambini. Sono stati effettuati diversi studi sull’uso del cannabidiolo per il trattamento della sindrome di Lennox-Gastaut e per la sindrome di Dravet e si è visto che hanno effetti antiepilettici.

Nel giugno 2018 pertanto, il cannabidiolo è stato approvato dalla Food and Drug Administration come aggiunta ai farmaci antiepilettici per pazienti di età pari o superiore a due anni affetti da queste sindromi. Poi nel luglio 2019 è stata concessa l’autorizzazione al suo utilizzo insieme al clobazam anche in Europa da parte dell’Agenzia europea del farmaco, anche se influenze sociali e politiche hanno portato a significative variazioni di utilizzo tra i vari paesi. 

Il crescente interesse per il cannabidiolo e in particolare per la sua forma pura come trattamento per l’epilessia si riflette nei recenti cambiamenti nella legislazione di vari paesi. Sebbene da tempo ci siano state molte speculazioni sul valore terapeutico dei prodotti a base di cannabis come trattamento antiepilettico, è solo negli ultimi due anni che sono state disponibili prove di Classe I, ovvero forti evidenze scientifiche, per una forma pura di cannabidiolo.  

Lo studio effettuato

Lo scopo dello studio effettuato dal nostro team era valutare l’efficacia, la sicurezza e la tollerabilità dell’olio di cannabidiolo  artigianale in pazienti con encefalopatia epilettica e dello sviluppo presso il “Centro di epilessia terziaria dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma. 

Sono stati studiati pazienti di età compresa tra 1 e 18 anni con encefalopatia epilettica e convulsioni che non rispondono ai farmaci antiepilettici tradizionali e a trattamenti alternativi come ad esempio la stimolazione del nervo vago e la dieta chetogenica. L’estratto cristallino di cannabidiolo in polvere (puro al 98-99%) in una formulazione di olio artigianale è stato aggiunto alla normale terapia antiepilettica e i pazienti sono stati trattati così per almeno 6 mesi.

L’efficacia, la sicurezza e la tollerabilità del trattamento con cannabidiolo sono state valutate in base alla frequenza delle crisi e grazie alle segnalazioni di effetti avversi. 

Si è visto che il 37,9% dei pazienti studiati hanno avuto un miglioramento ≥ 50% nella frequenza delle crisi; un paziente addirittura è diventato libero da crisi. Nessuno dei pazienti ha riportato un peggioramento della frequenza delle crisi; tuttavia il 62,1% non hanno avuto effetti benefici sulla frequenza delle crisi. Sono stati riportati effetti avversi nel 24,14% dei pazienti, più comunemente sonnolenza, diminuzione dell’appetito e diarrea. Gli eventi avversi sono stati lievi e transitori e non è stata richiesta alcuna modifica della dose di cannabidiolo o altri farmaci antiepilettici. 

In conclusione si può affermare che questi dati suggeriscono che il cannabidiolo può avere effetti benefici nei pazienti e un profilo di sicurezza accettabile. Dovrebbero essere condotti comunque ulteriori studi, ma siamo sulla buona strada. 

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