Dieta Mediterranea e Allergia: dieta ideale per la prevenzione delle malattie allergiche
19 Ottobre 2020
Dott. Giuseppe Pingitore
La dieta mediterranea è un modello alimentare basato sugli alimenti e bevande tipiche dei Paesi che circondano il bacino del Mediterraneo. Non si tratta solo di una dieta, piuttosto di uno stile di vita, che include oltre al cibo anche l’attività fisica, il consumare con amici e familiari i pasti e vino in quantità moderata. Fin dagli anni ’40 è stata studiata e, sulla base di studi scientifici, viene considerata una delle più salutari del mondo.
Hai bisogno di un parere su questa condizione?
Dott.ssa Marina Di Pino
60 minuti - 130 € 11 anni di esperienza Specialista in Allergologia, Immunologia Richiedi una televisita con: Dott.ssa Marina Di PinoGarantito in 24 ore! Con questo specialista o un suo collega.
Esistono prove abbondanti e crescenti che dimostrano che la tradizionale dieta mediterranea è probabilmente il modello dietetico ideale per la prevenzione delle malattie cardiovascolari. Il seguente articolo mostra come nel corso degli ultimi 20 anni si stiano accumulando evidenze di un effetto vantaggioso anche ai fini della prevenzione dell’asma e delle malattie allergiche.
Introduzione
La parola “dieta” viene dal greco δìαιτα (dìaita) e significa «modo di vivere». Tra le motivazioni con le quali il Comitato Intergovernativo dell’UNESCO, il 16 novembre 2010, ha iscritto ufficialmente la “dieta mediterranea” nell’elenco dei patrimoni culturali immateriali, si legge “La Dieta Mediterranea è un insieme di competenze, conoscenze, pratiche e tradizioni che vanno dal paesaggio alla tavola, tra cui la coltivazione, la raccolta, la pesca, la conservazione, la trasformazione, la preparazione e, in particolare, il consumo di cibo.
È caratterizzata da un modello nutrizionale che è rimasto costante nel tempo e nello spazio, i cui ingredienti principali sono olio di oliva, cereali, frutta e verdura, fresche o secche, un ammontare moderato di pesce, prodotti lattiero-caseari e carne, numerosi condimenti e spezie, il tutto accompagnato da vino o infusioni, sempre nel rispetto delle convinzioni di ogni comunità”. Molto di più, quindi, di un semplice elenco di cibi da consumare, come è bene illustrato nelle piramidi alimentari.
Le piramidi alimentari sono un modo per rappresentare graficamente e in modo semplice le frequenze di assunzione di gruppi di alimenti. Alla base della piramide il suggerimento di svolgere un’attività fisica quotidiana, anche se limitata. Poi ci sono gli alimenti da assumere tutti i giorni. Seguono, salendo verso l’alto, quelli da consumare meno frequentemente, 1-3 volte a settimana, e all’apice quelli da consumare soltanto 1-2 volte al mese.
Le piramidi alimentari più rappresentative della Dieta Mediterranea sono quella americana elaborata da Walter Willett, medico della Harvad School of Public Health in collaborazione con
Oldways e quella greca influenzata dalla leadership di Antonia Trichopoulou e del marito Dimitrios, rispettivamente professore ad Atene e professore di epidemiologia ad Harvard.
Storia della dieta Mediterranea
Giacomo Castelvetro (1546-1616) fu un umanista modenese, scrittore di viaggi ed insegnante. Convertitosi al protestantesimo si rifugiò in Inghilterra per sfuggire all’inquisizione. Durante la sua permanenza nel Kent notò che la dieta anglosassone era troppo ricca di carne e povera di frutta e verdure e che “gl’Italiani mangino più erbaggi e frutti che carne”: e qui compose e ricompose a più riprese un Breve racconto di tutte le radici, di tutte l’’erbe e di tutti i frutti, che crudi o cotti in Italia si mangiano (1614).
Sempre ad un italiano, il medico nutrizionista genovese Lorenzo Piroddi (1911-1999), si deve la prima elaborazione della “dieta mediterranea”. Nel 1939 ipotizzò una connessione tra abitudini alimentari e malattie del ricambio e propose una dieta che limitava il consumo di grassi animali a favore di quelli vegetali (Sapore di sole – Dieta Mediterranea).
Tuttavia il vero padre della dieta mediterranea, così come oggi la conosciamo, è un biologo, epidemiologo e nutrizionista americano, Ancel Benjamin Keys (1904-2004).
Verso la fine degli anni ’30, presso l’Università del Minnesota, conduceva studi sull’inedia e la nutrizione e collaborava con l’esercito americano (sua è l’invenzione della razione K, che costituì la base per l’alimentazione di sussistenza dell’esercito USA e, in seguito, di eserciti di molte altre nazioni). Negli anni ’40, al seguito delle truppe alleate, si trovava a Creta. Egli notò che l’incidenza delle malattie cardiovascolari in quell’isola era notevolmente inferiore a quella degli USA.
Nel 1944, sbarcato a Paestum al seguito della quinta armata, rimase colpito dalle abitudini alimentari della popolazione del Cilento. Dopo la guerra si trasferì con la famiglia a Pioppi, una piccola località in provincia di Salerno, dove visse per 40 anni, rientrando negli Stati Uniti solo pochi mesi prima della sua morte. Nel 1960 avviò un ampio studio di popolazione, Seven Country Study (1), che coinvolse 16 coorti di Paesi dell’area mediterranea e non, e col quale dimostrò, per la prima volta, un più basso tasso di mortalità nei Paesi Mediterranei, soprattutto a Creta; l’importanza di questa ricerca gli valse la copertina del Time nel gennaio del 1961.
I vantaggi allergologici della dita mediterranea in gravidanza
La dottoressa Leda Chatzi, epidemiologa e nutrizionista dell’Università di Heraklion (Creta), ha coordinato una ricerca multicentrica che ha coinvolto 1771 coppie madre-neonato in Spagna e 745 in Grecia, al fine di stabilire l’esistenza di un’associazione tra l’aderenza alla dieta mediterranea (DM) durante la gravidanza e il rischio di comparsa di respiro sibilante ed eczema nel primo anno di vita (2). Le informazioni sulla dieta delle gestanti venivano raccolte utilizzando dei questionari validati (FFQ=Food Frequency Questionaire, MD=Mediterranean Diet adherence), mentre per i dati sui sintomi i ricercatori si sono serviti del questionario standardizzato ISAAC (International Study of Asthma and Allergies in Childhood).
Lo studio ha evidenziato un’associazione tra aumento del rischio di wheezing ed eczema nel primo anno di vita e elevato consumo di carni rosse in gravidanza (RR=1.22). Qualche anno prima lo stesso gruppo di studiosi aveva condotto un’indagine su 507 donne in gravidanza e 460 bambini (3). L’aderenza alla dieta mediterranea fu valutata con un sistema di scoring, sia per le gestanti che per i bambini. Il follow up fu di ben 6 anni e mezzo. La valutazione dei sintomi tramite questionario evidenziò un chiaro effetto protettivo della buona aderenza ad una alimentazione di tipo mediterraneo, sia sul wheezing persistente (OR 0.22) che sul respiro sibilante di origine allergica (OR 0.30).
Uno studio di popolazione su 1200 coppie madre/bambino, con metodologia simile, è stato condotto a Los Angeles. La ricerca mirava a valutare soprattutto gli effetti postnatali della dieta stile “fast food” sul rischio di asma. I risultati, di grande interesse, hanno evidenziato un aumento del rischio relativo, che aumentava in maniera direttamente proporzionale da 1,2 fino a oltre 7 volte, in base al numero di pasti fast food settimanali consumati dalle gestanti, per tutti gli out come considerati (4). Passando all’analisi di singoli componenti della dieta mediterranea, circa dieci anni fa dimostrammo, con uno studio retrospettivo (5) che aveva arruolato 295 figli di madri allergiche e 693 figli di madri non allergiche e mediante la raccolta di informazioni sulle diete materne durante la gravidanza, che il consumo frequente di pesce (2-3 volte/settimana o più), riduceva il rischio di sensibilizzazione allergica di oltre 3 volte (aOR=0.23).
Uno dei capisaldi della dieta mediterranea è l’olio d’oliva. Allo scopo di verificare se i figli delle gestanti che consumavano olio d’oliva per cucinare e condire le insalate avrebbero avuto meno respiro sibilante nel corso del primo anno di vita, Castro Rodriguez ha arruolato 1409 bambini sani di età compresa tra 16 e 62 mesi e ha raccolto informazioni sulle diete seguite dalle madri durante le gravidanze (6). Ad un’analisi multivariata dei fattori associati al wheezing del primo anno di vita, il consumo di olio d’oliva correlava con una riduzione del rischio di circa la metà (OR 0.57).
Non meno importante è l’assunzione di frutta e verdura. Dati a supporto di ciò provengono da una coorte finlandese: Finnish Type 1 Diabetes Prediction and Prevention (DIPP) Nutrition Study. Vennero arruolati alla nascita 2441 bambini e seguiti fino all’età di 5 anni. Tramite questionario vennero raccolte le informazioni sulla dieta delle gestanti. Lo studio dimostrò che lo scarso consumo di vegetali a foglia larga (OR 1.55), di frutta melacea (OR 1.45) e di cioccolata (OR 1.33) era positivamente associato al rischio di respiro sibilante nella prole (7).
Hai bisogno di un parere su questa condizione?
Dott. Agostino Rubano
30 minuti - 70 € 12 anni di esperienza Specialista in Allergologia Richiedi una televisita con: Dott. Agostino RubanoGarantito in 24 ore! Con questo specialista o un suo collega.
I vantaggi della dita meditarranea in età pediatrica
Lo studio PANACEA (Physical Activity, Nutrition and Allergies in Children Examined in Athens, 2005-2006) ha arruolato 700 studenti greci di età compresa tra 10 e 12 anni e, tramite una serie di questionari, ha raccolto informazioni su abitudini alimentari, in particolare la frequenza di assunzione di oltre 60 tra cibi e bevande, attività fisica, sintomi e aderenza alla dieta mediterranea (KidMedindex, punteggio 0-3, 4-7 e 8-12, rispettivamente per cattiva, moderata e buona aderenza). Lo scopo era quello di capire quanto il tipo di dieta potesse influire sui sintomi asmatici.
Gli autori hanno evidenziato una forte relazione inversa tra il livello di aderenza alla dieta mediterranea e la prevalenza dei sintomi dell’asma (8). Una revisione sistematica di 46 studi retrospettivi ha confrontato l’influenza di differenti regimi dietetici sui biomarkers infiammatori (PCR). L’elevato consumo di carne o un regime dietetico “western style” risultavano positivamente associati agli indici infiammatori, il contrario avveniva per regimi dietetici basati su frutta e vegetali (9).
Uno studio osservazionale, realizzato a Creta, ha coinvolto 690 bambini (7-18 anni). Mediante questionari sono stati raccolti i dati sul tipo di dieta (Food Frequency e Mediterranean diet score) e sui sintomi di rinite e asma: l’elevato consumo di uva, arance, mele e pomodori si è dimostrato protettivo sulla prevalenza sia dei sintomi della rinite che dell’asma.
Il rischio di presentare wheezing era ridotto (OR 0.46) se la dieta era ricca di frutta a guscio, molto aumentato (OR 2.19) per le diete ricche di margarina (10). Per valutare l’influenza della dieta mediterranea sull’asma in età pediatrica è stata realizzata recentemente (11) una revisione sistematica con meta-analisi. Sebbene siano stati inclusi solo 8 studi il numero dei pazienti è risultato davvero molto alto (40 mila) a causa dell’elevata numerosità di 2 degli studi. L’analisi per sottogruppi ha mostrato un dato di particolare interesse: l’effetto protettivo della dieta risulta significativo per i Paesi dell’area mediterranea, mentre perde di significatività per i Paesi non mediterranei. Gli autori non danno una spiegazione di questo risultato ma affermano che potrebbe dipendere da una diversa formulazione della diagnosi di asma. Sempre nello stesso anno viene pubblicata in Iran un’altra meta-analisi.
Gli autori effettuano una ricerca degli studi pubblicati tra il 1990 e il 2013 e includono 42 lavori (12 studi di coorte, 4 studi di popolazione caso-controllo e 26 studi osservazionali). Sia per quanto riguarda il rischio di wheezing (OR 0.76) che per quello di asma (OR 0.54) la meta-analisi mostra un chiaro effetto protettivo dell’elevata assunzione di frutta e vegetali (12). L’effetto protettivo di frutta e vegetali è dovuto all’alto contenuto in antiossidanti (13). In particolare:
- Flavonoidi (quercetina, rutina, antociani, apigenina): agrumi, mirtilli, fagioli, olive
- Carotenoidi (licopene, betacarotene, luteina): carota, patata, pomodoro
- Isotiocianati: broccolo, cavolo, cavolfiore
- Resveratrolo: uva, vino, arachidi, mirtilli
- Tannini: uva, vino, lenticchie, cachi, noce, nocciola
- Vitamine C, A, E
Sebbene la maggior parte di questo tipo di studi sia stata realizzata nei Paesi dell’area mediterranea, esistono anche dati provenienti da oltre oceano. Qualche anno fa in Messico è stato analizzato un campione di 1476 bambini di 6-7 anni (14), con una metodologia analoga agli altri studi citati in precedenza: questionari sulla dieta degli ultimi 12 mesi e durante la gravidanza, questionario ISAAC per i sintomi di asma e rinite. Anche in questa popolazione messicana l’aderenza a schemi dietetici di tipo mediterraneo si associa in maniera inversa alla presenza di sintomi asmatici (OR 0.60) e rinitici (OR 0.41).
Conclusioni
Per chiudere l’analisi delle evidenze esistenti su questo argomento è opportuno citare le conclusioni della task force “Lifestyle and asthma” della EAACI che nel 2016 ha pubblicato un lavoro di supervisione delle revisioni sistematiche (15): l’aderenza alla dieta mediterranea è correlata ad un minore rischio di respiro sibilante. I meccanismi non sono del tutto noti ma alcuni studiosi ipotizzano un duplice e differente effetto: la dieta materna di tipo mediterraneo, che comporta una maggiore assunzione di vitamina D, vitamina E, acidi grassi poliinsaturi, probiotici e sostanze antiossidanti, attraverso un’azione enzimatica di modifica epigenetica, potrebbe avere un effetto soppressivo sulle reazioni immunologiche T helper di tipo 2 (Th2).
Hai bisogno di un parere su questa condizione?
Dott.ssa Laura Losappio
30 minuti - 75 € 16 anni di esperienza Specialista in Allergologia Richiedi una televisita con: Dott.ssa Laura LosappioGarantito in 24 ore! Con questo specialista o un suo collega.
Al contrario, la dieta del bambino, incluso l’allattamento al seno per almeno 4 mesi, l’introduzione precoce tra il 4 e il 6 mese di alimenti complementari, l’assunzione dei componenti della dieta mediterranea, antiossidanti, prebiotici e vitamine, stimolerebbe la risposta T helper di tipo 1 (Th1), attraverso l’intervento di citochine “regolatorie” (Tr1), con aumento della IL-10 e del transforming growth factor beta (TGFb) (16).
Hai bisogno di un parere su questa condizione?
Dott.ssa Marina Di Pino
60 minuti - 130 € 11 anni di esperienza Specialista in Allergologia, Immunologia Richiedi una televisita con: Dott.ssa Marina Di PinoGarantito in 24 ore! Con questo specialista o un suo collega.