Test di coombs: cos’è e perché si effettua

19 Dicembre 2022

test di coombs
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Che cos’è il test di Cooms diretto e indiretto

Il test di Coombs è un esame di laboratorio. Viene denominato diretto oppure indiretto a seconda se venga impiegato per rilevare la presenza di anticorpi fissati alla superficie dei globuli rossi (e in questi casi si parla di test di Coombs diretto) oppure di anticorpi liberi nel siero (in questo caso invece si tratta del test di Coombs indiretto).

Vediamoli nello specifico:

Test di coombs diretto: permette di valutare la presenza di autoanticorpi legati sulla superficie degli eritrociti. Se questi autoarticorpi ci sono avremo l’agglutinazione dei globuli rossi e di conseguenza la formazione di un precipitato. Il test diretto è quindi positivo. Se invece non si verifica l’agglutinazione vuol dire che il test è negativo.

Questo test nella sua forma diretta viene usato per fare diagnosi delle malattie emolitiche autoimmuni, per la malattia emolitica nel neonato e per valutare possibili reazioni conseguenti ad una trasfusione di sangue. L’esame viene prescritto dal medico se compaiono sintomi come l’ittero e anemia non specificata.

Serve anche per aiutare a porre diagnosi di altre malattie come per esempio la mononucleosi infettiva, l’artrite reumatoide, la tubercolosi e il lupus eritematoso sistemico. Inoltre, viene usato nei pazienti che hanno la comparsi di sintomi sospetti dopo una trasfusione oppure per porre diagnosi di anemia emolitica indotta da farmaci.

Test di Coombs indiretto: permette di individuare la presenza di anticorpi liberi nel plasma diretti contro i globuli rossi. Si unisce al campione di siero del paziente (che è il ricevente) il campione di globuli rossi del donatore e poi si aggiunge il siero di Coombs. Se ci sono anticorpi liberi nel siero questi andranno a legare i globuli rossi che a loro volta verranno agglutinati dal siero di Coombs, il test risulterà pertanto positivo. Questo tipo di esame viene effettuato quando si cerca la compatibilità tra donatore di sangue e ricevente.

Test di Coombs e gravidanza

Molte donne si chiedono proprio a cosa serve sottoporsi al test di Coombs durante la gravidanza. Fondamentalmente serve per testare la compatibilità tra il gruppo sanguigno della mamma e quello del futuro nascituro. Si effettua in particolare il test indiretto e si valuta se ci sono anticorpi anti-Rh oppure antigeni anti-D. L’obiettivo è quello di prevenire la malattia emolitica del neonato e permettere ai medici di attuare delle misure preventive prima e dopo il parto in caso in cui il test sia risultato positivo.

Ricordiamo a tal proposito che “La Società Italiana di Medicina Trasfusionale e Immunoematologia (SIMTI)” ha dettato alcune raccomandazioni importantissime per tutte le donne in gravidanza.

Raccomandazioni della SIMTI

Il fine di tali raccomandazioni è quello di prevenire tutti i problemi che potrebbero verificarsi in caso di test di Coombs positivo. Quindi precisiamo:

  • Tutte le gestanti devono determinare il loro gruppo AB0, il fattore Rh e devono sottoporsi al test di Coombs indiretto entro il primo trimestre di gravidanza;
  • Tutte le gestanti devono poi ripetere il test di Coombs indiretto alla 28esima settimana;
  • Le donne che hanno gruppo negativo devono effettuare la profilassi antenatale anti-D a 28 settimane e devono effettuarla anche in tutte quelle situazioni in cui c’è il rischio di scambio di sangue tra madre e feto (per esempio durante l’amniocentesi e la villocentesi, oppure se si verifica il distacco di placenta e dopo un aborto).

Quindi il test di Coombs indiretto, insieme al test per identificare il gruppo sanguigno materno e l’eventuale presenza del fattore Rh, si fa in gravidanza per essere sicuri che non si verifichi in futuro un’incompatibilità tra il sangue della madre e quello del feto.

Il test dell’antiglobulina indiretto è quindi l’esame di riferimento standard per porre diagnosi di anticorpi anti-Rh(D) in donne sensibilizzate verso sangue Rh(D) positivo, inoltre permette di identificare anche la presenza di altri anticorpi materni responsabili della malattia emolitica fetale e neonatale.

Se si dovesse verificare uno scambio di sangue tra mamma e bambino, la mamma produrrà anticorpi diretti contro i globuli rossi del bambino che passeranno attraverso la placenta e attaccheranno i globuli rossi del feto provocando la comparsa dell’anemia emolitica del neonato che può avere sintomi lievi come l’ittero oppure gravi come l’idrope e la morte fetale.

Ovviamente in questi casi è sempre necessario consultare un ematologo per valutare le possibili conseguenze.

Interpretazione dei risultati del test di Coombs in gravidanza

Un test di Coombs indiretto negativo indica che la madre non ha sviluppato anticorpi contro il sangue del feto e che il bambino non è attualmente in pericolo per problemi relativi all’incompatibilità Rh; se invece abbiamo un test di Coombs indiretto positivo vuol dire che la mamma ha gli anticorpi contro i globuli rossi fetali ed è sensibilizzata.

Comunque ricordiamo che un test di Coombs positivo indica solo che un feto Rh-positivo ha la possibilità di sviluppare la malattia emolitica ma non è una certezza. Inoltre, avere un test positivo non dà indicazioni sulla gravità del danno che potrebbe verificarsi nel neonato.

Precisiamo comunque che l’interpretazione dei risultati del test di Coombs in gravidanza si devono affidare al medico e che se vi sono casi dubbi o test positivo bisogna effettuare ulteriori esami in un centro specializzato.

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