Aviaria: stiamo rischiando una nuova pandemia?

11 Gennaio 2025

influenza aviaria

Negli ultimi giorni si sente spesso parlare di nuovi casi di “aviaria” nell’uomo. La notizia è stata riportata da diversi esperti, e dalle principali testate, soprattutto dopo il primo decesso negli USA di un uomo contagiato da influenza aviaria H5N1 (ADNKronos, Rai news, la Repubblica).
Molte persone cercano risposte semplici e affidabili su come si trasmette l’aviaria, quali sono i sintomi negli esseri umani e come capire se si ha contratto l’influenza aviaria.

Ma di che cosa si tratta davvero? E quanto è alto il rischio?

Un po’ di storia

Dopo aver vissuto la pandemia di COVID-19, sappiamo bene cosa significhi infezione virale e cosa “pandemia” e quanto possano impattare sulla nostra salute e su quella dei nostri cari. Forse, però, non tutti sanno che fin dall’inizio del XX secolo ci sono già state diverse pandemie influenzali, ognuna causata dalla comparsa di un nuovo virus contenente geni dell’influenza aviaria:

  • Pandemia del 1918-1919 (H1N1): nota come “influenza spagnola”. Si stima che abbia causato almeno 50 milioni di decessi in tutto il mondo.
  • Pandemia del 1957-1958 (H2N2): nota come “influenza asiatica” perché originata in Asia orientale.
  • Pandemia del 1968-1969 (H3N2): nota come “influenza Hong Kong”. Raggiungeva per la prima volta gli USA con elevati tassi di mortalità, 1 milione di morti nel mondo.
  • Pandemia del 1977-1978 (H1N1): nota come “influenza russa”, si diffondeva inizialmente in Cina, poi in Siberia e Unione Sovietica.
  • Pandemia del 2009-2010 (H1N1): rilevata per la prima volta negli Stati Uniti e diffusasi rapidamente in tutto il mondo, con più di 60 milioni di casi, 274.000 ricoveri e 12.000 decessi solo negli USA.

Se poi vi chiedete quante persone sono morte di aviaria H5N1, secondo l’OMS Dal 2003-2020 ci sono stati 862 casi sull’uomo di influenza A(H5N1), con 455 decessi.

I virus influenzali: cosa significano H e N?

I virus dell’influenza che circolano tra gli esseri umani sono principalmente di due tipi: virus A e virus B. Entrambi possono provocare malattie più o meno gravi, soprattutto in inverno. C’è anche un virus C, ma meno comune che non sembra dare infezioni respiratorie.

I virus dell’influenza A hanno due proteine di superficie – emoagglutinina (H) e neuraminidasi (N) – che sono importanti per capire come il virus entra ed esce dalle cellule:

  • Emoagglutinina (H): è una molecola posta sulla membrana del virus che aiuta il virus a legarsi alla cellula per poi consentire la penetrazione cellulare da parte del materiale genetico virale.
  • Neuraminidasi (N): taglia le catene che legano il virus alla superficie della cellula permettendo al virus stesso di staccarsi dalla cellula dopo essersi replicato, così da diffondersi nell’organismo o ad altri individui.

Ad oggi, si conoscono 18 sottotipi di H (da H1 a H18) e 11 sottotipi di N (da N1 a N11).

Tra questi virus rientrano quelli dell’aviaria i cui più citati (e pericolosi per l’uomo) sono H5N1 e H7N9. Tali virus sono denominati aviari perché sono originariamente una malattia degli uccelli. Dei vari sottotipi di virus aviari, H5N1, circolante dal 1997, è ritenuto il più preoccupante per la sua capacità di mutare rapidamente e di acquisire geni da virus che infettano altre specie animali. Infatti, è stato dimostrato che dal 2003, H5N1 ha effettuato una serie di salti di specie, acquisendo la capacità di infettare anche gatti, topi, maiali.

Perché i virus mutano?

Tutti i virus influenzali di tipo A si caratterizzano per una considerevole instabilità genetica: sono cioè soggetti a numerose mutazioni durante la replicazione del DNA e sono privi di meccanismi di correzione.

Tale fenomeno si chiama deriva genetica e genera combiamenti continui della composizione antigenica di questi virus. Inoltre, esiste una continua interazione tra il sistema immunitario e i virus, poiché entrambi mirano alla sopravvivenza.

I virus mutano costantemente per adattarsi e sfuggire alle difese del sistema immunitario, che a sua volta rileva i nuovi ceppi virali, produce anticorpi specifici e li neutralizza. Questo processo di mutazione permette ai virus di eludere le risposte immunitarie.

Queste continue mutazioni possono diventare pericolose se un virus impara a trasmettersi facilmente tra le persone. Nel caso dell’influenza aviaria (virus di tipo A), si teme che un’ulteriore mutazione possa portare a una nuova pandemia.

Meccanismi di mutazione

  1. Mutazioni spontanee: possono favorire il passaggio del virus dagli animali all’uomo.
  2. Ricombinazione del materiale genetico: se due virus diversi (ad esempio aviario H5N1 e umano H1N1) infettano la stessa cellula, i loro segmenti di RNA possono mescolarsi, generando un nuovo virus ibrido.
  3. Ruolo dei suini: i maiali possono essere “ospiti intermedi” perché le loro cellule respiratorie hanno recettori sia per virus aviari sia per virus umani. Questo favorisce il riassortimento genetico. I suini domestici possono facilitare la replicazione simultanea di virus di origine umana e aviaria, determinando così un possibile riassortimento tra i due tipi di virus.

Come si trasmette l’aviaria?

La trasmissione può avvenire attraverso tre vie principali:

Trasmissione dagli uccelli all’uomo: Gli uccelli veicolano il virus attraverso le secrezioni e le escrezioni. La trasmissione può avvenire se il virus entra negli occhi, nel naso o nella bocca di una persona, oppure viene inalato. Le persone a maggior rischio di infezione da H5N1 includono coloro che hanno avuto un contatto prolungato con uccelli infetti. I ricercatori hanno isolato il virus dell’influenza aviaria A H7N9 dal pollame e la maggior parte dei campioni è stata rilevata nei mercati di pollame vivo. Oltre il 90% dei casi umani sono stati collegati all’esposizione a questi mercati.

Trasmissione da animali all’uomo: il virus H5N1 può essere trasmesso agli esseri umani attraverso diversi animali, tra cui suini e bovini. Nel 2024, sono state confermate infezioni da virus H5N1 in mandrie di bovini da latte in vari stati degli Stati Uniti. Le vacche infette presentavano una riduzione della produzione di latte e una diminuzione dell’appetito.

Gli esperti hanno ipotizzato che le procedure di mungitura rappresentino una via primaria di trasmissione del virus H5N1 tra bovini e tra bovini ed esseri umani. Alcuni lavoratori di allevamenti hanno contratto forme lievi di congiuntivite o infezioni delle alte vie respiratorie.

Tuttavia, la gamma di ospiti del virus H5N1 non si limita ai bovini, ma include anche gatti, cani, visoni e altri animali.

Da uomo a uomo: Ad oggi, la trasmissione del virus H5N1 tra esseri umani è risultata limitata e non sostenuta. I ricercatori hanno osservato una trasmissione verticale: nel caso di una donna incinta infettata da H5N1 l’autopsia ha rilevato la presenza del virus nella placenta e nel feto. 

Sebbene il virus dell’influenza aviaria H5N1 sia altamente patogeno ed endemico tra gli uccelli selvatici e il pollame, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha registrato trasmissioni sporadiche tra esseri umani, sollevando preoccupazioni riguardo alla possibilità che il virus possa mutare o combinarsi con materiale genetico proveniente da virus influenzali umani co-infettanti. Questo potrebbe generare un nuovo ceppo capace di sostenere la trasmissione tra esseri umani, con il rischio di una potenziale pandemia. La stessa OMS ha descritto la minaccia H5N1 come una possibile crisi sanitaria pubblica.

Nel settembre 2024, nello Stato del Missouri, il CDC ha segnalato un caso di H5N1 in una persona senza contatti noti con animali infetti, facendo pensare a una possibile trasmissione umana.

Quali sono i sintomi dell aviaria?

L’influenza aviaria, negli uomini, si presenta con dei sintomi simili a quelli più comuni dell’influenza stagionale come:

  • Febbre alta
  • Tosse
  • Difficoltà respiratorie

Con essi possono comparire anche mal di testa e dolori muscolari.

Come precisato in altri paragrafi, il virus si è presentato in alcune occasioni in modo del tutto asintomatico o con forme lievi di congiuntivite o infezioni delle alte vie respiratorie caratterizzate da mal di gola e tracheite.

L’aviaria può diventare una pandemia?

Il virus H5N1 è stato scoperto per la prima volta nell’uomo nel 1997 a Hong Kong. Da allora, è riapparso diverse volte (nel 2003, 2005, 2014, 2021) e ha continuato a modificarsi. L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) osserva con attenzione questi fenomeni di mutazione perché, se il virus acquisisse la capacità di trasmettersi facilmente tra le persone, potrebbe causare una nuova pandemia.

Finora, fortunatamente, il contagio tra esseri umani è stato raro. Ma poiché i virus continuano a cambiare nel tempo, è importante mantenere alta la sorveglianza e collaborare a livello internazionale, per evitare di rivivere un’altra emergenza sanitaria globale.

Tutto ciò non sorprende, poiché il virus H5N1 ha subito diverse modifiche nel suo genoma dal 1997. Differenze antigeniche significative tra i geni dell’emoagglutinina nei virus isolati nel 1997 e tra il 2003 e il 2010 suggeriscono che il virus potrebbe mutare fino a diventare altamente patogeno per l’uomo, aumentando il rischio di una nuova pandemia.

Conclusioni

L’influenza aviaria H5N1 (e altri ceppi come H7N9) rappresenta un rischio potenziale, soprattutto se dovesse mutare ulteriormente e diffondersi con facilità da persona a persona. Al momento, i casi umani sono limitati e legati principalmente al contatto con animali infetti. Tuttavia, la storia ci insegna che le pandemie influenzali possono emergere quando meno ce lo aspettiamo.

Cosa possiamo fare?

  • Seguire le informazioni e le raccomandazioni delle autorità sanitarie;
  • Evitare il contatto con animali malati o sospetti e segnalare eventuali focolai;
  • Sostenere la ricerca sui vaccini e sui farmaci antivirali e se il caso vaccinarsi.

Essere consapevoli e informati è il primo passo per proteggere noi stessi e la collettività. Siamo tutti coinvolti nella prevenzione di possibili pandemie future.

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