Emicrania resistente alle comuni terapie: i farmaci biologici

18 Ottobre 2022

Emicrania resistente alle comuni terapie

Tra le più importanti delle cefalee c’è proprio l’emicrania. Si tratta di un dolore acuto che colpisce un solo lato della testa oppure la fronte. Dopo il mal di schiena è la patologia più disabilitante soprattutto se le comuni terapie non sono più efficaci. Nel nostro articolo vedremo proprio quali nuovi farmaci abbiamo a disposizione per contrastare tale patologia.

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Come si presenta l’emicrania

Abbiamo una serie di sintomi che si presentano prima della comparsa del mal di testa, questi sintomi vengono chiamati prodromici. Sono molto vari, tra questi abbiamo irritabilità, rigidità del collo, alterazioni visive come per esempio lampi, ma anche formicolii agli arti. Poi abbiamo i sintomi veri e propri dell’attacco di emicrania che comprendono il dolore pulsante su un lato della testa, la nausea e/o il vomito, fotofobia, vertigini, sudorazione, disturbi visivi.

Cause dell’emicrania

Le cause non sono ben conosciute. Sicuramente un ruolo importante è giocato dalla predisposizione genetica a cui si aggiungono fattori esterni come lo stress, l’alimentazione, la privazione di sonno, l’assunzione di alcuni farmaci e infine anche i cambiamenti atmosferici.

Esistono due teorie che tentano di spiegare la comparsa dell’attacco di emicrania.

Secondo la teoria vascolare i neuroni del sistema trigemino-vascolare vengono irritati da neuropeptidi e sostanze infiammatorie rilasciate dai vasi delle meningi che si dilatano.

Poi abbiamo la teoria neurogenica. Secondo quest’ultima si ha l’attivazione del nervo trigemino.

Diversi studi hanno comunque dimostrato che il rilascio del neuropeptide CGRP (Calcitonine Gene Related Peptide) è coinvolto nello sviluppo dell’attacco. Si tratta di un vasodilatatore molto potente che agisce su dei recettori molto diffusi sia a livello del ganglio trigeminale e del nucleo trigeminale caudale che a livello del tronco encefalo. Lo sviluppo di farmaci che bloccano il rilascio di questa sostanza è alla base dei farmaci impiegati per la cura.

Farmaci tradizionali

Si dividono in due categorie, ovvero i farmaci da usare quando si ha l’attacco e quelli da assumere invece per prevenirlo.

Tra le medicine usate nell’attacco abbiamo: triptani, FANS e analgesici; antiemetici.

Invece tra i farmaci di profilassi abbiamo: beta-bloccanti; calcio-antagonisti; inibitori dell’angiotensina; antidepressivi triciclici; neuro modulatori; nutraceutici; Tossina botulinica di tipo A.

Poi abbiamo anche delle terapie non farmacologiche che possono aiutare, si tratta dell’agopuntura e delle terapie cognitivo comportamentali.

Farmaci innovativi: anticorpi monoclonali anti-CGRP

Come abbiamo già accennato, il target della terapia è il CGRP. Si tratta di un neuropeptide di 37 amminoacidi, presente nelle isoforme α e β. Gli anticorpi monoclonali sono anticorpi specifici che sono stati creati appositamente per bloccare direttamente CGRP oppure il suo recettore. Attualmente abbiamo a disposizione quattro tipi di anticorpi monoclonali e sono: galcanezumab, eptinezumab e fremanezumab che agiscono contro il CGRP stesso e l’erenumab che è l’unico che invece antagonizza il recettore. Vediamoli nello specifico.

Fremanezumab

Si usa per la prevenzione dell’emicrania nei pazienti adulti che presentano almeno quattro giorni di emicrania al mese. Non può essere somministrato nelle donne in gravidanza e nei pazienti con età inferiore ai 18 anni perché non ci sono studi clinici a supporto. Abbiamo due schemi di somministrazione: una iniezione una volta al mese oppure tre iniezioni ogni tre mesi. Gli unici effetti collaterali sono legati al sito di inoculo come eruzione cutanea, arrossamento o indurimento.

Eptinezumab

Si somministra ai pazienti adulti per prevenire l’emicrania della durata di 5-15 giorni al mese. Tra i possibili effetti collaterali abbiamo l’infezione del tratto respiratorio superiore e le infezioni urinarie. La dose raccomandata è di 100 mg, somministrata per via endovenosa ogni 12 settimane.

Galcanezumab

Serve per prevenire l’emicrania episodica. Si somministra per via sottocutanea. Tra gli eventi avversi abbiamo infezioni respiratorie, dolore addominale, eritema e dolore del sito di iniezione.

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Erenumab

Al contrario degli altri tre, quest’ultimo agisce contro il recettore del CGRP e non contro il CGRP stesso. Vi sono diversi studi che dimostrano l’efficacia nel prevenire l’emicrania episodica. Tra gli eventi avversi abbiamo la faringite, la rinite e la stanchezza.

Fonti
  • Zimmerman HJ. Farmaci usati per il trattamento di malattie reumatiche e muscolospastiche. In, Zimmerman HJ. Epatotossicità: gli effetti avversi di farmaci e altre sostanze chimiche sul fegato. 2a ed. Philadelphia: Lippincott, 1999, pp. 517-54. (Revisione di esperti dell’epatotossicità pubblicata nel 1999, ben prima della disponibilità della maggior parte delle terapie con anticorpi monoclonali).
  • Reuben A. Epatotossicità dei farmaci immunosoppressori. In, Kaplowitz N, DeLeve LD, eds. Malattia epatica indotta da farmaci. 3a ed. Amsterdam: Elsevier, 2011, pp. 569-91. (Revisione dell’epatotossicità degli agenti immunosoppressori monoclonali; “gli immunosoppressori biologici sono in gran parte privi di epatotossicità, ad eccezione degli antagonisti del TNF alfa”; fremanezumab non è discusso).
  • https://www.accessdata.fda.gov/scripts/cder/daf/ [(sito web FDA Drug Approvals con etichette dei prodotti [fogli illustrativi], lettere di approvazione e revisione scientifica completa della FDA della nuova domanda di farmaco per sicurezza ed efficacia ).]
  • Bigal ME, Dodick DW, Rapoport AM, Silberstein SD, Ma Y, Yang R, Loupe PS, et al. Sicurezza, tollerabilità ed efficacia di TEV-48125 per il trattamento preventivo dell’emicrania episodica ad alta frequenza: uno studio multicentrico, randomizzato, in doppio cieco, controllato con placebo, di fase 2b. Lancetta Neurol 2015; 14: 1081-90. (Tra i 297 pazienti con emicrania episodica trattati con iniezioni di fremanezumab [225 mg o 675 mg] o placebo mensilmente, i giorni di cefalea sono diminuiti maggiormente con l’anticorpo monoclonale [-6,1 e -6,3 vs -3,5 giorni al mese] e i tassi di eventi avversi erano simili : “le concentrazioni degli enzimi epatici erano stabili nella fase di trattamento dello studio”)
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