Dott. Giuseppe Pingitore
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- Visita specialistica pediatrica/neonatologia
Il Dott. Giuseppe Pingitore si è laureato in Medicina e Chirurgia presso l’Università di Firenze. Si è poi specializzato in Allergologia e Immunologia presso l’Università di Roma “Sapienza”e poi in Pediatria presso l’Università di Modena.
Ha conseguito diversi Master: in “Nutrizione clinica in età pediatrica”, su “Appropriatezza e evidence based medicine: un approccio manageriale” (SDA Bocconi), Master in Management delle Aziende Sanitarie (LUISS di Roma), master in Citologia Nasale.
Durante la sua carriera professionale ha ricoperto diversi ruoli dirigenziali: Dirigente Responsabile di U.O.S. Day Hospital, Dirigente Responsabile dell’ambulatorio Allergologia dell’Ospedale “G.B. Grassi” e responsabile di un Presidio Sanitario Territoriale (ASL Roma D). Ha lavorato nella ASL Roma 3 fino al 2007.
E’ stato Membro del Direttivo Nazionale della Società Italiana di Allergologia e Immunologia Pediatrica per due mandati e anche Coordinatore nazionale della “Commissione per l’asma bronchiale” e della “Commissione per la rinocongiuntivite” della SIAIP. E’ inoltre Direttore del sito web della SIAIP.
Le risposte del Dott. Giuseppe Pingitore agli utenti
Esiste una terapia da poter fare mesi prima rispetto all’arrivo della primavera?
Certamente, è necessario ricorrere alla somministrazione di dosi crescenti di vaccino una volta al mese, ovvero all’immunoterapia specifica, che generalmente, per quanto riguarda la pollinosi, e cioè la manifestazione allergica innescata nella stagione primaverile dalla presenza dei pollini nell’aria, serve per preparare il sistema immunitario a contenere le manifestazioni infiammatorie della malattia allergica, indotte da una produzione elevata degli anticorpi IgE.
L’unica terapia preventiva è questa. L’utilizzo del farmaco un mese prima dell’arrivo della primavera non ha senso!
Ho letto che c’è una correlazione tra la vitamina D e le allergie, potrei avere delle delucidazioni in merito?
Non esistono dati scientifici, ma sicuramente vi sono persone che presentano manifestazioni allergiche e che hanno un profilo di tipo fobico. Anzi direi che proprio la paura di una reazione allergica, soprattutto in relazione agli alimenti, per cui vi è una sopravalutazione enorme dell’allergia alimentare che nella popolazione adulta si attesta intorno all’1-2% e nei bambini saliamo al 4-5%, può essere intesa come una fobia più che come una allergia.
Pertanto, l’allergia alimentare è rara ma esistono molte persone convinte di essere allergiche agli alimenti e che evitano, in maniera del tutto ingiustificata, l’assunzione di determinati cibi, a volte semplicemente perché si è verificato un disturbo o un sintomo in relazione all’assunzione di dato alimento, ma è una cosa che succede più frequentemente essendo gli uomini abituati a mangiare tre volte al giorno. Quindi, tutti i disturbi vengono associati agli alimenti; in realtà non è così!
Cosa sono le pseudo allergie di cui il mio medico ha detto che soffro?
Potrebbe spiegare la differenza tra allergia e intolleranza alimentare?
Quando parliamo di allergia all’alimento ci riferiamo ad una reazione avversa dopo l’assunzione di un certo cibo in cui interviene il sistema immunitario attraverso l’azione degli anticorpi di tipo IGE o attraverso meccanismi che si chiamano non IGE mediati e che coinvolgono altri tipi di risposta immunitaria, soprattutto cellule di una certa tipologia.
Nell’intolleranza, invece, il sistema immunitario non c’entra. Essa è determinata da meccanismi diversi, per esempio una carenza di un determinato enzima, come può essere un deficit del lattosio nel nostro organismo. Ulteriori meccanismi possono essere di tipo farmacologico: ci sono delle intolleranze legate alla presenza nell’alimento, pensiamo al pesce, di alcune sostanze che hanno un’azione di tipo farmacologico. Classicamente, quella che viene chiamata la reazione “sgombroide” che è una vera e propria manifestazione di tipo allergico, causata dalla produzione di sostanze istamino simili che provocano una reazione di tipo orticaria diffusa, diarrea fino, addirittura, in alcuni casi, al collasso. Quindi la reazione è simile a quella allergica ma è dovuta ad una sostanza presente nel pesce farmacologicamente attiva, e si presenta sotto le vesti di una vera e propria intossicazione da farmaci.
Possiamo sfatare dei miti legati alle patologie allergiche?
Assolutamente sì: la prima è quella relativa alle intolleranze alimentari. Molte persone sono convinte che il cibo gli faccia male e che si possa, e questo è l’aspetto più preoccupante, fare una diagnosi di queste intolleranze attraverso vari sistemi che vengono proposti anche dalle farmacie, nelle inserzioni pubblicitarie sui giornali o su internet. In realtà tutti questi test pubblicizzati per rilevare le intolleranze alimentari, la medicina ufficiale li ha sconfessati. Non esistono evidenze che questi sistemi e questi test siano utili per fare una diagnosi di reazione avversa.
Il secondo mito da sfatare è quello relativo all’allergia al nichel. Troppa gente si presenta nei nostri studi sostenendo di essere allergica a questo metallo e quindi di non consumare alcuni alimenti, quali ad esempio il pomodoro crudo, perché lo conterrebbe. In realtà, quella al nichel è un’allergia di tipo ritardato che si evidenzia facilmente utilizzando un test chiamato “patch test” (si applicano dei cerotti sulla schiena e vengono lasciati in posa per due giorni. Trascorso questo tempo, si andrà a verificare il tipo di reazione prodotta) ed è un allergene che si manifesta con una dermatite da contatto e non con disturbi gastrointestinali come diarrea, gonfiore o altri sintomi quali le orticarie.
Premetto di essere un soggetto allergico. Posso chiederle se l’allergia è ereditaria, se mia figlia ha più probabilità di svilupparne qualcuna? C’è un’età in cui è più probabile diventare allergici?
L’allergia non è ereditaria. Se il genitore è un soggetto allergico non è detto che lo sia anche suo figlio. C’è però una percentuale di rischio che aumenta in relazione al numero di parenti di primo grado collegati al paziente. Banalmente, se entrambi i genitori sono allergici il rischio che lo siano anche i figli sale al 50%. Se il soggetto, in questo caso il bambino, ha sia i genitori che un fratello allergici, svilupperà una probabilità di diventare allergico all’80%. Quindi, l’allergia non si eredita, ma si eredita una tendenza a sviluppare malattie allergiche.
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